La Padrona nazista

La padrona

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L’esploratore fascistissimo Rodolfo Navigato giaceva sul divano di casa completamente ubriaco. I suoi capelli color grigio acciaio brillavano sotto il sole di un caldo pomeriggio d’estate nell’anno del Signore 1946. Nella nuova Repubblica Italiana e democratica per Navigato non ci sarebbe stato spazio. I tempi in cui aveva conteso al leggendario Giuseppe Tucci le prime pagine dei giornali erano passati.

Ormai poteva vivere solo di ricordi e di rimpianti, esiliato nella sua dimora sperduta sulle colline piacentine, in quel di Pecorara.

“Brutti bastardi figli di puttana!” farfugliò cercando di sollevarsi per raggiungere il bagno e vomitare.

I suoi strali non erano rivolti alle potenze plutocratiche che avevano vinto la guerra, né ai sovietici che avevano occupato mezza Europa, e neppure ai partigiani comunisti che avevano stuprato e rapato zero la sua unica figlia facendola impazzire. No, a provocare l’ira di Rodolfo erano i ricordi di una donna, un ufficiale delle SS, la spietata Ilsa Von Forsher, il più grande amore della sua vita.

Dopo aver vomitato copiosamente, Navigato si trascinò a fatica sino alla vecchia dispensa dove trovò ancora un fiasco di vino rosso. Era l’ultima bottiglia e ci si attaccò a garganella. Prima che Navigato svenisse nuovamente stordito dalla sbornia, il ricordo di Ilsa gli passò davanti agli occhi come fosse stato al cinematografo. “Puttana!” biascicò mentre il suo corpo privo di sensi crollava sul pavimento.

Lui e Ilsa si erano conosciuti nel 1938 a bordo della nave tedesca Schwabenland, partita da Amburgo il 17 dicembre per una missione esplorativa in Antartide. Navigato era stato aggregato alla spedizione su richiesta del Duce e in qualità di esperto, avendo già partecipato nel 1926 alla trasvolata del Polo Nord a bordo del dirigibile Norge al comando di Umberto Nobile.

Ilsa invece faceva parte di un gruppo di scienziati delle SS ed era a capo di una missione segreta della Ahnenerbe, finalizzata ad individuare un passaggio di collegamento al centro della terra cava, come ipotizzato dall’americano John Cleves Symmes già nel 1881. La missione segreta di Ilsa e dei suoi uomini era sconosciuta al resto dell’equipaggio, compreso il comandante della nave, il capitano Alfred Ritscher.

La giovane Ilsa era di una bellezza giunonica, secondo i più rigidi canoni ariani: alta, robusta, bionda, con gli occhi azzurri ed un seno enorme. Aveva quattro lauree e parlava fluentemente cinque lingue, tra cui l’Italiano. Era anche di portamento altero ed oltre alla sua missione nascondeva un altro segreto, di natura molto più intima, e che gli avrebbe permesso di sedurre e soggiogare totalmente alla propria volontà il labile e lascivo Rodolfo. Anch’egli, infatti, nascondeva un terribile ed imbarazzante segreto che avrebbe preferito tenere nascosto, ma che la diabolica Ilsa riuscì a scoprire pochi giorni dopo che la Schwabenland aveva preso il largo.

Era una fredda notte stellata quando Ilsa e Rodolfo si incontrarono casualmente sul ponte della nave. Nonostante la temperatura rigida avevano entrambi sentito l’esigenza di prendere un po’ d’aria fresca. Ne nacque una piacevole conversazione sui prodigi della tecnica e sulle conquiste che le nuove scoperte avrebbero reso possibile nei successivi decenni. Rodolfo era rimasto immediatamente affascinato dalle incredibili conoscenze e competenze tecnico-scientifiche della donna, ma soprattutto si sentiva incredibilmente attratto da quel corpo statuario e dalle sue forme esuberanti, a stento nascoste e contenute dalla divisa d’ordinanza.

Lei si accorse subito delle attenzioni dell’esploratore italiano, e decise di invitarlo nella propria cabina per approfondirne la conoscenza.

“Mi piacciono gli stalloni italiani” disse la donna iniziando a spogliarsi.

“Adoro le donne del Reich” disse lui, calandosi i pantaloni.

Da sotto i mutandoni, si scorgeva il suo sesso barzotto e Ilsa lo provocò passandogli una mano tra i capelli: “cosa sai fare stallone italiano, per adorare una donna del Reich?”

Rodolfo Navigato arrossì, abbassò lo sguardo e fissando i piedi nudi della donna sussurrò: “sono un’insaziabile succhiatore di alluci”

Un ghigno crudele si dipinse sul volto della donna, senza aggiungere parola colpì Rodolfo con uno schiaffo furibondo, tanto che le sue gigantesche mammelle ondeggiarono come un mare in tempesta.

Il volto offeso di Rodolfo arrossì ancora di più, per la vergogna, per l’umiliazione e per l’eccitazione. Il suo arnese spuntava ora dai mutandoni, turgido e pronto per l’uso.

Ilsa colpì nuovamente l’esploratore italiano con forza ancora maggiore, ed il suo volto crudele era ora una maschera beffarda e sadica: “inginocchiati e adora i mie piedi, schiavo italiano!”

Rodolfo obbedì. Si piegò sulle ginocchia mettendosi a quattro zampe come un cane, e poi iniziò a baciare, leccare e succhiare i piedi di Ilsa. L’umiliazione dell’uomo cresceva con il passare dei minuti, così come la sua eccitazione, mentre la diabolica nazista abusava di lui con insulti irriferibili e frustandolo sulla schiena e sulle terga con la cinghia in pelle della sua divisa.

Ilsa continuò a seviziare Rodolfo in questo modo per quasi mezzora, poi quando capì che lui non avrebbe potuto resistere ancora per molto gli ordinò di alzarsi, lo legò ad una sedia e lo imbavagliò.

“Aspettami qui, stallone italiano” gli disse ridacchiando. Poi indossò una vestaglia di flanella ed uscì dalla cabina.

Rodolfo cercò di liberarsi, ma le corde usate dalla donna per legarlo erano troppo strette ed ogni suo sforzo fu vano.

Dopo cinque minuti la donna rientrò nella cabina accompagnata da un giovane ed orrendo marinaio tedesco. I due si spogliarono ed iniziarono ad accoppiarsi selvaggiamente.

Rodolfo fu costretto ad assistere la splendida Ilsa con il suo magnifico seno ed i suoi sensualissimi piedi, mentre l’atroce marinaio la possedeva in ogni posizione. Questa nuova e più crudele umiliazione subita da Rodolfo accese la passione della sadica Ilsa, che guardandolo negli occhi mortificati urlò dal piacere raggiungendo un intenso orgasmo.

Nelle notti successive e per tutta la durata della spedizione, Rodolfo fu spesso convocato nella cabina della donna e costretto a subire le medesime sevizie. Ogni volta la bella nazista si accoppiava con un marinaio differente e si inventava nuove umiliazioni da infliggere al suo schiavo italiano.

Quando la Schwabenland tornò in Germania, Rodolfo si era totalmente innamorato di Ilsa Von Forsher. Avrebbe desiderato seguirla ovunque e continuare a leccare i piedi della sua padrona sino alla fine dei suoi giorni. Ma quando scesero dalla nave lei lo salutò e con un sorriso sarcastico gli disse addio.

Non si videro mai più, ma per tutta la vita Rodolfo Navigato non smise mai di amare la sua padrona nazista.

I fatti narrati sono di pura fantasia, ogni riferimento a persone  o fatti reali o realmente accaduti è del tutto casuale

Scritto da Anonimo Piacentino

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