
Photo by Andrea Piacquadio on Pexels.com
Il giorno seguente mi svegliai in un lurido vicolo ed ero vuoto e particolarmente spossato. La forza e l’energia del giorno precedente erano soltanto uno sbiadito ricordo, la mia vita era tornata triste e grigia e avevo sete e mi sentivo depresso.
Dovevo a tutti i costi, per prima cosa, procurarmi un’altra bottiglia di Gutturnio frizzante della stessa marca di quello che mi aveva scatenato i superpoteri. Ma ero senza soldi e quell’ambito nettare di bacco costava a scaffale nel supermercato più vicino la bellezza di 3,98 euro.
Potevo tentare di spillare altri soldi a mia zia, ma solo per raggiungerla avrei dovuto attraversare la città e a piedi ci avrei messo troppo tempo.
Decisi allora che avrei provato a mendicare quattro euro alla stazione della metropolitana più vicina. Dopo una settimana che vivevo per strada ormai puzzavo come un vero barbone, recuperai un bicchiere di cartone vuoto dalla spazzatura e mi appostai in un angolo della stazione in posizione di passaggio prima dei tornelli.
L’attesa fu infinita, la gente mi passava accanto come se fossi invisibile, ignorandomi nella migliore delle ipotesi, solo alcuni mi degnavano di un qualche sguardo di disapprovazione o più facilmente di disprezzo.
Dopo un paio d’ore un’anziana signora ebbe pietà di me, e così raccattai i miei primi 50 centesimi. Alla fine della giornata ero distrutto dalla fatica, tormentato dalla sete, ed iniziavo anche ad avere fame. Tuttavia i mie sforzi non erano stati vani e nel bicchiere avevo accumulato quattro euro e trenta centesimi. Mi alzai trionfante, anche se con molta fatica, entrai nel supermarket e mi comperai quella bottiglia di vino che per tutto il giorno avevo desiderato.
Dopo averla stappata utilizzando un coltellino svizzero regalo di un cugino emigrato in America, mi rifugiai nel solito sporco vicolo e cominciai a bere. Il beneficio fu immediato, recuperai velocemente le energie ed il buon umore, ero tornato ad essere un supereroe: il malvagio Uomo Etilico.
Ormai era buio, e se volevo continuare ad essere forte e sagace come mi sentivo dopo aver bevuto del Gutturnio frizzante, dovevo procurarmi del denaro per continuare a comperare altre bottiglie di quel magico vinello. L’effetto speciale che esso esercitava su di me sarebbe svanito nel volgere di qualche ora, quindi dovevo sbrigarmi.
Entrai in un bar molto mal frequentato, era pieno di gente orrenda che giocava ai videopoker, oppure africani e altra gentaglia come slavi, albanesi e giovani fannulloni intenti a fumare erba o a bere alcolici di pessima qualità. C’erano anche quattro puttane sedute ad un tavolo apparecchiato per la cena.
Mi sentivo molto seduttivo, e anche se il mio aspetto era probabilmente ripugnante, mi avvicinai alle donne intenzionato a farmi dare del denaro, con le buone o con le cattive. Prima ci provai con le buone.
“Salve ragazze, sono rimasto al verde, mi prestereste cento euro?” domandai sfoggiando il mio miglior sorriso.
Le donne si guardarono sbigottite, poi ridacchiando tra il serio ed il faceto mi mandarono al diavolo.
“Sparisci, barbone!” mi intimò quella più vecchia, con un marcato accento dell’est europeo.
Non mi diedi per vinto, con una scusa mi avvicinai appoggiando la mono destra sulla spalla di una delle baldracche, quella con i capelli rossi.
“Posso restituirli in due ore” mentii nel tentativo di prendere tempo. Pensavo che la rossa, dopo il mio tocco, avrebbe cominciato a barcollare in stato di ebbrezza, come era successo ai quei tipacci che avevo sgominato il giorno prima.
Non accadde nulla del genere, la prostituta dai capelli rossi rimase salda sulle sue chiappone, perfettamente seduta sulla sua sedia. Cominciò però a parlare, con una loquacità imbarazzante tipica di chi ha bevuto parecchi bicchieri di troppo.
“Sei bello” mi disse voltandosi verso di me, “se vuoi ti faccio un pompino qui subito, davanti a tutti, succhio meglio di un aspirapolvere” precisò, sorridendo con complice malizia. Anche lei era straniera, ma non fui in grado di identificare la sua provenienza.
“Coraggio, non essere timido, tira fuori l’uccello che ti faccio vedere” aggiunse allungando le mani verso i miei pantaloni. Io non sapevo come reagire, l’idea della fellatio mi stuzzicava parecchio dato che non avevo un rapporto con una donna da diversi mesi, forse anni, ma una vocina dentro di me mi suggeriva di non dare confidenze a quella slandrona. Il mio obiettivo era di procurarmi del denaro, non potevo lasciarmi distrarre da altre pur allettanti occupazioni.
“Il nostro magnaccia tiene gli incassi del nostro lavoro nascosti sotto al sedile posteriore della sua macchina” aggiunse lei cercando di aprirmi la patta dei pantaloni, mentre io goffamente mi ritraevo di qualche passo.
A quelle imprudenti parole, le altre ragazze fuggirono impaurite mentre un energumeno seduto qualche tavolo a fianco si lanciò inferocito verso la rossa.
“Chiudi la bocca, stupida troia!” ringhiò quel tipo sinistro ed imbruttito, avventandosi sul collo della ragazza.
Lei gridò per la paura, ma senza potersi tacere: “Lo sanno tutti che spacci anche la droga e che ti pungi sotto ai piedi”.
Il magnaccia le tirò un pugno di brutale violenza e la poveretta finì a terra con la faccia sanguinante e le labbra rotte.
“E tu che cazzo hai da guardare, testa di cazzo!” sibilò rivolgendosi a me.
“Ti piace vincere facile merda secca? Troppo comodo prendere a pugni una donna, perché non ci provi con me?” gli domandai con aria strafottente. Le parole mi erano uscite dalla bocca senza che potessi fermarle. Era uno degli effetti collaterali della mia trasformazione. In una situazione normale mi sarei defilato in preda al panico da un pezzo. Ora invece me ne stavo davanti a quel malvivente con fare arrogante, senza provare alcun timore.
“Vediamo se fai il duro anche adesso” mi disse il magnaccia puntandomi in faccia una pistola di grosso calibro. I suoi occhi luccicavano pieni di follia e fu subito chiaro che non avrebbe esitato a premere il grilletto se non avessi immediatamente cambiato registro.
“Prova a spararmi, palle mosce!” lo provocai invece io, con insensata sicumera.
Quello non se lo fece ripetere, e mi scaricò contro l’intero caricatore.
Non un solo colpo andò a segno, muovendomi più veloce di un fulmine evitai tutti i proiettili, poi con incredibile precisione lo stesi con uno schiaffo rumoroso e devastante sulla sua faccia da bandito. Andò giù come un sacco di sabbia, sbattendo la testa sul pavimento e perdendo i sensi. Ne approfittai per rubargli i soldi, quattro biglietti da 50 euro, e le chiavi della macchina, una vecchia e scassata FIAT punto del 1992.
Mi allontanai velocemente dal bar spingendo la vecchia Punto a tutto gas, mentre sentivo le sirene dei carabinieri che si avventavano su quella bettola di periferia.
Appena fui arrivato fuori città, svoltai su di una strada sterrata e mi fermai poco dopo in mezzo ai campi. I grilli cantavano nella notte stellata e senza luna, mentre io rivoltavo i sedili posteriore della Punto. Vi trovai una valigetta nera piena di soldi, diverse centinai di migliaia di euro, come avrei scoperto più tardi contandoli. Per un bel pezzo non avrei avuto problemi a procurarmi tutto ciò di cui avevo bisogno, ovvero un adeguato numero di bottiglie di Gutturnio frizzante di quella marca che mi faceva trasformare nell’Uomo Etilico. Mi sentivo euforico, come quella volta di tanti anni prima quando avevo perso la verginità scopando la mia fidanzatina del liceo. Avevo anche scoperto di avere un nuovo superpotere. Mi bastava toccare una persona per indurla a parlare con loquacità imbarazzante. Ora sapevo che all’occorrenza avrei potuto ottenere da una donna tutte le informazioni che avessi voluto, e questo mi faceva sentite invincibile.
Dopo aver dato alle fiamme la Punto scassata tornai a piedi in città.
Era quasi l’alba, arrivai ad un alberghetto di periferia e affittai una camera. Dopo colazione mi feci una doccia calda, poi mi coricai sotto le lenzuola morbide e profumate, mi fumai una sigaretta e prima di addormentarmi mi masturbai.
I fatti narrati sono di pura fantasia, ogni riferimento a persone o fatti reali o realmente accaduti è del tutto casuale
Scritto da Anonimo Piacentino
Vietata la riproduzione, Copyright ©2015 racconti-brevi.com