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Emanuele Cagnacci, inquietante metallaro del quinto anno, pluriripetente ed aspirante satanista, quel mattino giunse a scuola in perfetto orario.
Era in programma, in aula magna, la festa di Natale organizzata dagli studenti del Liceo Volta di Borgonovo Val Tidone.
Ma mentre tutto il liceo si preparava a festeggiare la fine delle lezioni e le imminenti vacanze natalizie, il Cagnacci aveva progettato un festino alternativo negli scantinati del liceo.
Il Cagnacci, un tipo orribile con lunghi capelli neri e la faccia inespressiva, insieme ai suoi 3 seguaci abituali, tutti utilizzatori di droghe pesanti, era intenzionato ad inscenare una messa nera con rito di iniziazione sacrificale.
I suoi accoliti erano, in ordine di tossicodipendenza: Mino Spinelli, Gaetano Nasoni, Ciro Pera.
Vittima designata era Loretta Pruriti, una cannaiola del quarto anno, impegnata anche politicamente con i rossi del comunista Fausto Truzzone.
“Ripassiamo il piano un’ultima volta” disse Cagnacci, quando i quattro si ritrovarono nei cessi del piano terra per rivedere gli ultimi dettagli.
Ciro Pera iniziò a ripetere meccanicamente: “Allora capo, io e Spinelli andiamo a cercare la troia, e la convinciamo a seguirci nei cessi con la promessa di un dose di speedball”
“Quando arriva qui dentro, prima la imbavagliamo con la ball gag, poi la infiliamo nel sacco nero della spazzatura e la trasciniamo in cantina senza farci notare” aggiunse Gaetano Nasoni, preparandosi una pista di cocaina sulla mensola di vetro di un vecchio specchio malandato appeso alla parete.
La Pruriti era stata scelta per le sue fattezze fisiche minute, che la rendevano una facile preda, e soprattutto per la fama di ragazza facile che si era meritatamente guadagnata cambiando in media un fidanzato ogni 10 giorni negli ultimi due anni.
In tutto era già stata con ben 40 diversi ragazzi del liceo, compresi nerd, pivelli del primo anno, e persino Dino Francescato primatista di due di picche e secondo in questa triste classifica al solo Giovanni Ligas.
“Molto bene” annuì il Cagnacci, “le faremo vedere chi comanda. Io vi aspetterò in cantina, nella sala caldaie, dove ho allestito l’altarino per il rito” aggiunse grattandosi sotto le ascelle pelose.
Nell’aula magna del liceo, intanto, era iniziato l’assembramento delle classi in seduta plenaria.
Il programma della festa prevedeva l’esibizione canora di diversi studenti e gruppi musicali, con un palinsesto che spaziava attraverso tutti i generi musicali, compreso un micidiale concerto lirico della contessina Ugobalda Maria Assunta Scotti, rappresentante degli studenti cattolici in seno al consiglio d’istituto e discendente diretta di Pier Maria Scotti detto il Buso.
Per rendere la festa memorabile, Ciccio Giuliacci, Mario Bonaldi e Franco Sparapizze si erano procurati quattro damigiane di ottimo vino piacentino: due di Gutturnio e due di Malvasia.
Per una tragica coincidenza, essendo severamente vietato introdurre alcolici a scuola, avevano deciso di occultare le damigiane proprio nei cessi del piano terra, da dove intendevano dar vita ad uno spaccio americano stile anni 30.
Alle 8:30 in punto, si ritrovarono insieme nello stesso bagno i tre satanisti drogati con la loro ignara preda, e i tre alcolizzati. Questi ultimi, capeggiati da Franco Sparapizze, per l’occasione travestito da gangster americano, erano accompagnati da Giovanni Ligas, Steno Cremona e Dino Francescato, tutti desiderosi di farsi un bicchierino.
“Che cazzo succede qui, cosa ci fate in questo cesso?” protestò immediatamente Ciro Pera, il secondo in gerarchia dopo Cagnacci.
“Non sono affari vostri, non avete mica l’esclusiva sull’uso dei cessi” ringhiò lo Sparapizze, che a quell’ora aveva già bevuto parecchio e credeva di essere Robert De Niro nel capolavoro di Sergio Leone “C’era una volta in America”
Percependo la tensione che si poteva fare a fette con un coltello, Giovanni Ligas si accucciò in posizione defilata cominciando a filmare tutto con la sua videocamera VHS.
Dino Francescato, appena vide la Loretta Pruriti fu preso dal panico e fuggì a gambe levate senza dire una parola.
“Ora ve ne dovete andare, qui abbiamo cose serie da fare” sentenziò con fare minaccioso Mino Spinelli.
“Non hai nessun diritto di mandarci via, credi che sia facile stare la fuori? Se vogliamo restare qui non puoi farci niente, piuttosto invitaci a partecipare” suggerì Ciccio Giuliacci, immaginando che lo Spinelli alludesse ad un droga party.
Mario Bonaldi si attaccò ad una damigiana di Gutturnio cominciando a bere a più non posso.
Zeno Cremona iniziò a rollare una sigaretta lanciando occhiatine maliziose a Loretta Pruriti.
“Va bene andiamo via noi” disse allora Ciro Pera avvicinandosi a Franco Sparapizze. I due si conoscevano bene, erano spesso compagni di bevute nei fumosi locali dal pavimento appiccicoso del Midnight Pub di Milano, dove tutto puzzava di birra scadente, vomito e trasgressione.
“Dateci una mano ad infilare la ragazza in questo sacco del rudo e spariamo in un minuto”
Franco Sparapizze annuì immediatamente, e una luce malvagia gli balenò tra gli occhi.
“Avanti, immobilizzate la troia” ordinò allora il Pera, rivolgendosi ai suoi sodali, mentre Sparapizze si appostava davanti alla porta dei cessi per impedire che altri potessero entrare oppure uscire.
Gaetano Nasoni e Mino Spinelli si avventarono come iene affamate sulla giovane ragazza.
Ma sfortunatamente per loro, Loretta Pruriti non era per nulla remissiva, e ancor meno indifesa. Al contrario, era cintura nera 1° DAN di karate e con un paio di mosse tremende mise fuori combattimento Nasoni, Spinelli e Pera, che si era avvicinato per imbavagliarla con la ball gag.
Già che ci aveva preso gusto, rifilò anche un paio di calci micidiali in piena faccia a Franco Sparapizze e Ciccio Giuliacci.
Zeno Cremona e Giovanni Ligas si salvarono fuggendo dalla finestra, mentre Mario Bonaldi, incurante di quanto accadeva intorno a lui, continuò a darci dentro con le damigiane di Gutturnio.
“Allora stronzetto, chi sarebbe la troia?” chiese la Pruriti afferrando il Pera da un orecchio e sollevando da terra.
“Lasciami! Mi fai male! Ti prego lasciami l’orecchio”
“Dimmi dove si nasconde il tuo capo o te lo stacco, stronzone!”
Il Pera non disse nulla, stringendo i denti nel tentativo vano di sopportare l’atroce dolore.
“Parla o te lo strappo a morsi” aggiunse lei, torcendogli il padiglione auricolare con forza.
Il Pera, che non era un duro, a quel punto crollò confessando tutto.
Lui, Nasone, Spinelli, Giuliacci e Sparapizze, sotto minaccia di evirazione, furono costretti a tornare a casa completamente nudi, al freddo di dicembre e correndo senza mai voltarsi.
Cagnacci fu invece sorpreso dalla sadica Pruriti negli scantinati del liceo, mentre stava spolverando un teschio di capra, circondato da candele nere, croci rovesciate e libri di Aleister Crowley.
Il poveraccio fu riempito di botte, sottomesso, imbavagliato con la ball gag e costretto a sfilare in mutande in aula magna come pony boy, con una scopa infilata nel culo e con al collo un grosso cartello con sopra scritto in caratteri cubitali: “sono la puttana di Satana.”
Mario Bonaldi si addormentò nei cessi del piano terra dopo aver bevuto due damigiane da 54 litri di Gutturnio ed una di Malvasia e si perse il clamoroso spettacolo conclusosi in un crescendo di applausi e ovazioni con la Loretta Pruriti che usciva in trionfo cavalcando il Cagnacci come un mulo da soma.
Da quel giorno e dopo quella umiliazione pubblica senza precedenti, Emanuele Cagnacci perse qualsiasi interesse per il satanismo, si innamorò perdutamente di Loretta Pruriti e accettò di divenirne il suo schiavo per sempre.
I fatti narrati sono di pura fantasia, ogni riferimento a persone o fatti reali o realmente accaduti è del tutto casuale
Scritto da Anonimo Piacentino
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