Il Ritratto di Dorian Gray: recensione critica del romanzo

Il Ritratto di Dorian Gray, capolavoro di Oscar Wilde, è un’opera che affascina e inquieta per la sua capacità di esplorare il tema del doppio e della decadenza morale, offrendo una critica tagliente dell’estetismo. Il romanzo ci immerge nel mondo di Dorian Gray, un giovane di straordinaria bellezza che, grazie a un patto implicito con il destino, vede la sua immagine fisica rimanere immutata mentre il suo ritratto invecchia e si deteriora al posto suo. Questo sdoppiamento tra l’apparenza e la realtà è uno dei temi portanti del romanzo e rappresenta una riflessione sulla natura dell’essere umano e sul conflitto tra ciò che si mostra agli altri e ciò che si è realmente.

Dorian, protetto dall’eternità che il suo ritratto gli garantisce, è libero di vivere una vita di eccessi e trasgressioni senza che il suo aspetto ne risenta. Tuttavia, questo privilegio si rivela una maledizione: mentre il ritratto si corrompe, Dorian si distacca progressivamente dalla sua umanità, incapace di affrontare le conseguenze delle sue azioni. L’opera di Wilde, attraverso il simbolismo del ritratto, diventa una meditazione sul rapporto tra bellezza esteriore e decadimento interiore, mostrando come l’anima di un uomo possa essere distrutta dall’ossessione per l’apparenza e dal rifiuto di affrontare le proprie colpe.

Un ruolo cruciale in questa discesa nella corruzione è giocato da Lord Henry Wotton, una delle figure più enigmatiche e influenti del romanzo. Lord Henry è l’incarnazione dell’estetismo e del cinismo intellettuale, un personaggio che affascina e manipola Dorian con le sue teorie sulla vita e il piacere. La sua filosofia, che esalta la ricerca del piacere e la bellezza come valori assoluti, diventa una trappola per Dorian, spingendolo a vivere senza alcun riguardo per le conseguenze morali. Wilde, attraverso la figura di Lord Henry, riflette sull’influenza delle idee e delle parole, mostrandoci come la mente umana possa essere modellata e corrotta dal potere della retorica.

In questo contesto, il ritratto diviene non solo un riflesso della coscienza di Dorian, ma anche un simbolo dell’anima stessa. Ogni peccato, ogni atto di crudeltà, viene registrato non sul volto di Dorian, ma sulla tela che lo rappresenta. Questa dissociazione tra il corpo e l’anima è una delle metafore più potenti del romanzo: Dorian rimane giovane e bello, ma la sua anima – rappresentata dal ritratto – si deforma e si incupisce. Wilde, con questa scelta narrativa, solleva questioni profonde sull’identità e sul ruolo della bellezza nella società, suggerendo che dietro ogni apparenza perfetta può nascondersi una realtà oscura e corrotta.

L’ossessione di Dorian per la giovinezza e l’immortalità è un altro tema cardine dell’opera. Il suo desiderio di fermare il tempo, di restare per sempre giovane, riflette una paura universale: quella della morte e della perdita della bellezza. Wilde esplora questo tema con un’ironia sottile, mostrando come l’immortalità apparente di Dorian si riveli una condanna, anziché una benedizione. Il prezzo della giovinezza eterna è la progressiva perdita di sé, e Dorian, nell’atto di preservare il suo aspetto, sacrifica la sua umanità.

Il Ritratto di Dorian Gray è un’opera che va oltre la semplice narrazione di un uomo corrotto dalla vanità. Attraverso il suo protagonista, Wilde riflette sul rapporto tra arte e vita, tra moralità e bellezza, offrendo una critica sottile della società vittoriana e della sua ipocrisia. La bellezza, lungi dall’essere un ideale da perseguire a ogni costo, si rivela una trappola pericolosa, capace di condurre alla rovina chi, come Dorian, ne fa il fulcro della propria esistenza. Oscar Wilde, con il suo stile elegante e la sua sagacia, ci lascia con una riflessione amara e profonda sull’animo umano, sulla fragilità delle apparenze e sul prezzo della vanità.

In Il Ritratto di Dorian Gray, il tema della responsabilità personale è centrale. Wilde ci pone di fronte al dilemma del libero arbitrio e delle conseguenze delle scelte individuali, sfidando il lettore a riflettere sul grado di colpevolezza di Dorian. Anche se Lord Henry Wotton esercita una forte influenza su di lui, incitandolo a vivere seguendo i dettami dell’edonismo e del piacere senza considerazioni morali, Dorian è comunque artefice delle proprie azioni. Lord Henry può essere visto come un tentatore, ma non si può dire che Dorian sia una vittima passiva. Le sue decisioni – dall’abbandonare Sybil Vane alla dissolutezza morale sempre più profonda – sono il risultato di una sua volontaria adesione a un modo di vivere privo di scrupoli. In questo senso, il ritratto diventa la manifestazione concreta di una colpa che egli cerca disperatamente di ignorare, ma che, attraverso il deterioramento dell’immagine dipinta, si rende visibile agli occhi del lettore. Il quadro non è solo una rappresentazione estetica, ma anche la testimonianza silenziosa della colpevolezza di Dorian, che accumula peccati e segreti senza mai affrontare direttamente le proprie responsabilità.

La tensione tra destino e libero arbitrio è un’altra problematica che percorre il romanzo. Dorian sembra intrappolato in un destino predeterminato dal momento in cui desidera che la sua giovinezza sia eterna, abdicando così alla legge naturale del tempo. Il suo patto implicito con il ritratto potrebbe far pensare a una sorta di destino ineluttabile, come se la sua corruzione fosse già inscritta nel suo desiderio di immortalità. Tuttavia, Wilde lascia spazio alla possibilità che Dorian possa scegliere diversamente, soprattutto nelle prime fasi della sua discesa morale. Questo rende ancora più tragica la sua parabola, poiché l’opera suggerisce che, nonostante le influenze esterne, egli avrebbe potuto cambiare strada. La sua incapacità di farlo lo trasforma in una figura determinata a perdere la sua umanità, portando a un senso di fatalismo che permea il finale. In questo modo, Wilde esplora la sottile linea tra il destino imposto e le scelte volontarie che plasmano la nostra identità.

Un altro tema implicito ma potente è quello dell’omosessualità velata e del desiderio repressivo. Sebbene Wilde non affronti apertamente la questione, ci sono numerosi momenti nel romanzo che alludono a una complessità di desideri omoerotici. Il rapporto tra Dorian e Basil Hallward, ad esempio, è profondamente ambiguo: Basil non solo vede in Dorian un ideale estetico, ma la sua adorazione sembra andare oltre la semplice ammirazione artistica, sconfinando in un desiderio inespresso. Anche il legame tra Dorian e Lord Henry è intriso di tensioni omoerotiche sottili, con Dorian che si lascia sedurre intellettualmente e moralmente da Lord Henry, sviluppando un’attrazione quasi fatale per la sua filosofia di vita. Questi sottotesti riflettono le esperienze personali di Wilde, che viveva in una società dove l’omosessualità era criminalizzata e repressa. Il desiderio, quindi, emerge nel romanzo non solo come una forza vitale, ma anche come un impulso pericoloso e inconfessabile, che deve essere nascosto o sublimato, con conseguenze distruttive.

Il ruolo delle donne nel romanzo è un altro aspetto interessante, spesso trascurato. Le figure femminili, pur essendo marginali rispetto alla narrazione principale, offrono una chiave di lettura importante sulla condizione della donna nella società vittoriana e sulla percezione maschile del genere. Sybil Vane, l’attrice che rappresenta la purezza e l’ideale romantico, è forse la figura femminile più significativa. La sua distruzione avviene quando Dorian, deluso dalla sua interpretazione teatrale, decide che non vale più il suo amore, mostrando come le donne siano viste come proiezioni degli ideali maschili, piuttosto che come individui autonomi. La sua morte rappresenta il fallimento di questo ideale e la crudeltà di una società in cui le donne sono facilmente sacrificate sull’altare dei desideri maschili. Anche la madre di Dorian, benché poco presente nella narrazione, offre uno sguardo critico sul ruolo delle donne nell’alta società, in cui spesso esse sono limitate a posizioni subalterne e imprigionate dalle aspettative sociali.

Wilde costruisce un romanzo che, pur dedicando grande attenzione alla bellezza e all’estetica, è profondamente critico nei confronti delle dinamiche di potere, delle relazioni umane e delle norme sociali, sfidando il lettore a confrontarsi con temi di colpa, desiderio, repressione e ruoli di genere. Il Ritratto di Dorian Gray non è solo una meditazione filosofica sulla bellezza e la moralità, ma anche un’opera che riflette sulla complessità e la fragilità della condizione umana.

In Il Ritratto di Dorian Gray, Oscar Wilde offre una satira penetrante della società vittoriana, mettendo in evidenza la superficialità e l’ipocrisia che dominano i salotti dell’alta società. Attraverso i dialoghi pungenti di Lord Henry e le interazioni di Dorian con l’élite londinese, Wilde svela una realtà in cui l’apparenza è tutto e il valore di una persona viene misurato dalla sua bellezza e dal suo fascino piuttosto che dalle sue qualità morali. In questo mondo, l’immoralità è tollerata, purché nascosta sotto una facciata di eleganza e decoro. Dorian, con la sua immutabile bellezza esteriore, diventa l’emblema di questa superficialità. Il suo ritratto, invece, rappresenta ciò che la società si rifiuta di vedere: il lato oscuro dell’indulgenza e del narcisismo, che lentamente ma inesorabilmente corrompe l’individuo. Wilde critica aspramente un mondo che, pur di mantenere le apparenze, ignora le conseguenze di una vita priva di sostanza e di valori autentici.

Un aspetto centrale del romanzo è la riflessione sull’arte e il suo rapporto con la vita. Wilde, in linea con il movimento estetico, promuove l’idea che l’arte debba esistere per se stessa, libera da vincoli morali o utilitaristici. Questa visione si riflette nella figura del pittore Basil Hallward, che vede in Dorian la sua opera d’arte più grande, la personificazione della bellezza pura. Tuttavia, il romanzo esplora anche le pericolose conseguenze di questa concezione dell’arte, mostrando come, nel caso di Dorian, la separazione tra arte e vita conduca alla distruzione morale. Dorian, che diventa lui stesso un’opera d’arte vivente, sacrifica la sua umanità in nome della bellezza, dimostrando come l’estetismo, se portato agli estremi, possa risultare distruttivo. L’opera d’arte, in questo caso il ritratto, non è più una semplice rappresentazione, ma una manifestazione fisica del degrado interiore, mostrando che, contrariamente a quanto affermato dall’estetismo, l’arte non può essere completamente disgiunta dalle implicazioni morali della vita.

Nel corso del romanzo, Dorian perde progressivamente la sua identità, alienandosi da se stesso e dagli altri. La sua ossessione per la giovinezza eterna e il piacere lo allontana dalla sua essenza più profonda, conducendolo in una spirale di autodistruzione. Wilde mostra come il desiderio di evitare il dolore e le responsabilità, che sono parte integrante dell’esperienza umana, porti Dorian a separarsi dalla sua vera natura, fino a diventare una mera maschera vuota, incapace di empatia o rimorso. Questa perdita di identità è strettamente legata al tema della decadenza morale: man mano che Dorian si abbandona a una vita edonistica e priva di limiti, perde progressivamente il senso di chi è e di cosa significa essere umano. Il suo distacco dalla realtà e dalla propria coscienza lo rende prigioniero del proprio narcisismo, incapace di riconciliarsi con la sua parte più autentica.

Dorian è, a tutti gli effetti, una figura tragica. Nonostante la sua bellezza e il suo fascino irresistibile, è destinato alla rovina a causa delle sue scelte egoistiche. Il suo narcisismo, alimentato dall’influenza di Lord Henry e dalla sua incapacità di accettare il passare del tempo, lo condanna a una vita priva di autenticità e a una solitudine interiore sempre più opprimente. In questo senso, Dorian è un personaggio che suscita compassione: non è solo vittima delle sue stesse debolezze, ma anche del contesto sociale in cui vive, un mondo che celebra l’apparenza e ignora le conseguenze del vuoto morale. La sua tragica fine, più che una punizione divina, sembra il risultato inevitabile di una vita vissuta senza responsabilità e senza scrupoli. Wilde sembra dirci che il vero prezzo della bellezza eterna non è la giovinezza, ma la perdita dell’anima.

Il finale del romanzo, con la distruzione del ritratto e la morte di Dorian, è carico di significato simbolico. Nel gesto di pugnalare il quadro, Dorian tenta di liberarsi del fardello delle sue colpe, ma invece pone fine alla propria esistenza. Il ritratto, ormai simbolo della sua coscienza corrotta, torna alla sua forma originaria, mentre il corpo di Dorian si trasforma in quello di un vecchio deforme. Questo atto finale rappresenta una sorta di resa dei conti con la sua stessa anima: Dorian, incapace di sopportare il peso delle sue azioni, cerca disperatamente la redenzione, ma è ormai troppo tardi. Wilde ci mostra che non è possibile fuggire dalle conseguenze dei propri atti e che la bellezza, per quanto perfetta e duratura, non può cancellare il senso di colpa e il bisogno di espiazione. La morte di Dorian è la conclusione tragica di una vita consumata dall’egoismo e dall’illusione, un ammonimento potente sui pericoli dell’estetismo estremo e della negazione della moralità.

Alla sua pubblicazione nel milleottocento novanta, Il Ritratto di Dorian Gray suscitò un grande scandalo, soprattutto a causa dei suoi temi provocatori e delle implicite sfide ai valori morali dell’epoca vittoriana. La critica iniziale fu spesso feroce, accusando Wilde di immoralità e di corrompere i giovani lettori con la sua celebrazione dell’estetismo e della decadenza. Il romanzo fu percepito come un attacco ai pilastri della società borghese, con alcuni recensori che lo definivano addirittura “velenoso”. Le tematiche legate alla sessualità e all’omosessualità, pur trattate in modo sottile e allusivo, contribuirono alla sua controversa accoglienza. La figura di Dorian, con la sua vita dissoluta e il rifiuto delle norme sociali e morali, incarnava una minaccia all’ordine stabilito, rendendo l’opera ancora più scandalosa agli occhi dei lettori conservatori.

Nonostante le critiche iniziali, il romanzo conquistò presto uno status di classico della letteratura inglese, apprezzato per la sua prosa elegante, la sua profondità filosofica e la sua acuta riflessione sull’estetismo e la moralità. Nel corso del tempo, l’opera è stata rivalutata in modo sempre più positivo, con la critica moderna che ha riconosciuto la sua importanza come specchio della società vittoriana e come indagine sui temi universali del narcisismo, della decadenza e della lotta interiore tra l’apparenza e la realtà. Oggi, Il Ritratto di Dorian Gray è considerato una delle opere più significative di Oscar Wilde e uno dei pilastri della letteratura decadente.

Quanto al genere letterario in cui si colloca, Il Ritratto di Dorian Gray può essere visto come una fusione di diversi stili e generi. Da un lato, si tratta di un romanzo decadente, un’espressione del movimento letterario che esaltava la bellezza, l’arte e il piacere sensuale sopra la moralità e l’utilità sociale. Questo legame con il decadentismo è evidente nella figura di Dorian, che vive in una continua ricerca del piacere e dell’esperienza estetica, indifferente alle implicazioni morali delle sue azioni. Dall’altro, il romanzo presenta elementi tipici del gotico, con l’uso di simboli oscuri e sovrannaturali come il ritratto, che funge da strumento magico per esplorare il tema della corruzione interiore. La suspense e l’atmosfera inquietante che permeano l’opera, insieme ai temi della doppia identità e del conflitto tra il bene e il male, richiamano le caratteristiche classiche del romanzo gotico.

Infine, Il Ritratto di Dorian Gray può essere considerato anche un romanzo filosofico, in quanto Wilde utilizza la narrazione per esplorare idee complesse sull’estetica, la moralità e la natura umana. L’influenza delle correnti di pensiero dell’estetismo e del dandyismo si manifesta chiaramente nella riflessione continua sulla bellezza e l’arte, mentre il personaggio di Lord Henry funge da portavoce per una visione cinica e amoralistica del mondo.

In sintesi, Il Ritratto di Dorian Gray è un’opera poliedrica che sfida una facile classificazione, ma la sua combinazione di elementi decadenti, gotici e filosofici lo rende un romanzo di straordinaria complessità e fascino duraturo.


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