“Il monaco” (1796) di Matthew Gregory Lewis: recensione critica

Pubblicato nel 1796, Il monaco di Matthew Gregory Lewis ha suscitato scandalo e fascino fin dal suo primo apparire. Definito da molti un’opera sconcertante e audace, il romanzo esplora temi che spingono i lettori a interrogarsi su peccato, redenzione, attrazione per il proibito e il soprannaturale. Lewis ci porta nelle pieghe più oscure dell’animo umano attraverso la figura di Ambrosio, un monaco di cui seguiamo la discesa nella corruzione e nella perdizione. La storia si snoda in un’atmosfera di tensione crescente, in cui il divieto e il tabù diventano forze irresistibili, capaci di piegare anche chi, come il protagonista, dovrebbe incarnare la virtù e la purezza.

Il monaco non si limita a descrivere la caduta morale di un singolo individuo; piuttosto, attraverso Ambrosio, Lewis offre un potente monito sulla fragilità dell’uomo di fronte alla tentazione. Ambrosio è l’immagine dell’ipocrisia morale: inizialmente venerato come un uomo di fede esemplare, il monaco si dimostra tutt’altro che immune al richiamo del peccato. Spinto dalla sua stessa arroganza e dalla convinzione di essere al di sopra delle debolezze umane, Ambrosio cade preda del desiderio, della lussuria e della violenza, arrivando a compromettere ogni valore per cui si era sempre battuto. Lewis non risparmia nulla al lettore: ogni decisione, ogni cedimento di Ambrosio è un passo in più verso l’abisso, una tappa in un viaggio che lo condurrà a perdere la sua stessa anima.

L’atmosfera gotica che pervade Il monaco è costruita con abilità e profondità, creando una tensione costante che avvolge il lettore e lo trasporta in un mondo cupo e disturbante. Sotterranei oscuri, conventi isolati, apparizioni di fantasmi e visioni soprannaturali si susseguono in un crescendo di inquietudine, riflettendo la tormentata psicologia del protagonista. Il sovrannaturale non è mai solo un abbellimento della trama, ma diventa uno specchio dei conflitti interiori di Ambrosio, amplificando il senso di angoscia che accompagna il lettore fino all’ultima pagina. L’influenza gotica è palpabile in ogni dettaglio, e l’inquietante rappresentazione della religione corrotta e decadente dà un ulteriore strato di profondità a questa narrazione.

Un altro aspetto innovativo e controverso di Il monaco è la critica alla religione e al clero. Lewis sfida le convenzioni dell’epoca rappresentando il mondo ecclesiastico come una realtà perversa, intrisa di ipocrisia e corruzione. Ambrosio stesso, nel suo ruolo di monaco, dovrebbe essere un faro morale per la comunità, ma la sua caduta sottolinea proprio la fragilità di quell’autorità religiosa che dovrebbe preservare i valori della fede. Lewis insinua dubbi sull’integrità di un sistema religioso che, invece di combattere il male, finisce per esserne strumento e complice. Il romanzo, così, non è solo un racconto di perdizione individuale, ma una riflessione acuta e critica sulla morale dell’epoca e sulle contraddizioni di un clero più attento al potere che alla cura delle anime.

La presenza femminile nel romanzo contribuisce a rendere Il monaco un’opera ancora più complessa e ambigua. Le donne, in questa storia, non sono mai semplicemente personaggi passivi o decorativi. Rappresentano la tentazione, la forza destabilizzante che sfida l’autorità maschile e spirituale di Ambrosio. Da una parte, troviamo figure femminili pure e innocenti, vittime della brama incontrollabile del protagonista; dall’altra, compaiono personaggi sensuali e provocanti, incarnazioni dell’erotismo e della perversione. Lewis tratta la sessualità come una forza oscura, potente e irrefrenabile, capace di abbattere ogni resistenza morale e ogni barriera di virtù. Le donne diventano così il simbolo del proibito, l’oggetto del desiderio che conduce il protagonista alla rovina.

Il monaco di Matthew Gregory Lewis è molto più di un semplice romanzo gotico; è una disamina spietata delle debolezze e delle ipocrisie umane, una riflessione sulla natura del peccato e della redenzione. La storia di Ambrosio non è solo un racconto di perdizione, ma una potente allegoria sulla difficoltà di resistere alla tentazione e sull’inquietante potere che il proibito esercita su ciascuno di noi.

La dimensione soprannaturale di Il monaco costituisce uno dei cardini dell’intero impianto narrativo. Lewis sfrutta il mondo dell’invisibile e dell’inspiegabile come strumento per rafforzare l’effetto gotico e amplificare la tensione emotiva che pervade il romanzo. Apparizioni diaboliche, magie oscure e presenze infernali non sono semplici espedienti decorativi, ma parti integranti di una realtà che diventa sempre più angosciante per il protagonista e, di riflesso, per il lettore. Ogni intervento sovrannaturale agisce come una forza destabilizzante, che trascina Ambrosio verso il punto di non ritorno. I confini tra ciò che è umano e ciò che è demoniaco si sfaldano, offrendo una rappresentazione potente dell’attrazione verso il male e della distruzione morale che ne consegue. L’irruzione del sovrannaturale non è solo un ornamento gotico, ma incarna le tentazioni e il progressivo smarrimento di Ambrosio: più l’elemento demoniaco invade la narrazione, più il protagonista si allontana dall’umanità, perdendo ogni barlume di redenzione.

La componente macabra e violenta è un altro aspetto che contribuisce a rendere Il monaco un romanzo unico e potente. Lewis descrive scene di violenza e orrore con una brutalità inusuale per l’epoca, abbandonando ogni tentativo di edulcorazione. Le sue pagine sono piene di immagini sconvolgenti: tortura, omicidio, morte e persino necrofilia trovano spazio nella narrazione, generando un senso di disgusto che colpisce e scuote profondamente. Questi elementi suscitano un misto di orrore e attrazione, mantenendo il lettore in un costante stato di tensione e suspense. La violenza diventa un riflesso estremo della caduta morale di Ambrosio, una rappresentazione visiva del degrado che lo consuma. L’effetto è potente: Lewis non vuole solo impressionare, ma intende mostrare fino a che punto la natura umana possa cadere in preda al male.

L’influenza letteraria di Il monaco è stata profonda e duratura. L’opera ha lasciato un segno indelebile nella letteratura gotica, spingendo il genere verso nuove direzioni di introspezione psicologica e audacia narrativa. Lewis ha ispirato numerosi autori, da Mary Shelley a Edgar Allan Poe, che hanno ripreso l’uso dell’elemento soprannaturale come riflesso di conflitti interiori e delle ombre che abitano la psiche umana. Anche il tema della corruzione religiosa e dell’ipocrisia morale è stato ripreso da altri scrittori gotici, consolidando una tradizione che, ancora oggi, trova eco in opere contemporanee di horror e dark fantasy. Il monaco, con la sua complessità e la sua carica sovversiva, ha contribuito a ridefinire i limiti del genere, spingendo la narrativa gotica verso nuovi orizzonti.

Dal punto di vista simbolico, Il monaco si presta a diverse letture allegoriche. Il diavolo, che appare in varie forme, rappresenta l’incarnazione delle tentazioni che insidiano l’anima del protagonista, mentre il convento, luogo apparentemente sacro, diventa uno spazio di repressione e oscurità, dove il peccato si annida dietro le facciate della virtù. Ambrosio stesso è un simbolo dell’ipocrisia religiosa, della fragilità morale e della perversione che nasce dall’abuso di potere. Lewis mette in scena una rappresentazione allegorica del cammino verso la perdizione, in cui ogni simbolo, dalla figura demoniaca al chiostro monastico, contribuisce a costruire un quadro di corruzione spirituale e ribellione ai principi morali.

Non sorprende, dunque, che Il monaco abbia suscitato forti reazioni al momento della sua pubblicazione. L’audacia dei temi trattati e la rappresentazione esplicita del soprannaturale, della violenza e della sessualità resero il romanzo un’opera scandalosa per l’epoca. Le critiche furono aspre: molti lo accusarono di immoralità, altri di blasfemia. La critica più conservatrice condannò l’audacia narrativa di Lewis, vedendo nel romanzo una pericolosa minaccia per i valori morali della società. Eppure, nonostante o forse proprio grazie a queste controversie, Il monaco divenne un’opera di culto, un romanzo che non solo attirò un vasto pubblico, ma aprì la strada a una nuova generazione di scrittori gotici e pose le basi per una letteratura che esplora senza timori gli abissi dell’animo umano.


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