Calippo Tour sulle colline piacentine

Moira e Lara non erano come le altre ragazze della loro età. Dove la maggior parte avrebbe scelto spiagge assolate o locali notturni per i loro video provocatori, loro avevano deciso di spingersi in un territorio più oscuro e, a loro avviso, decisamente più divertente: i cimiteri delle colline piacentine.

Avevano poco più di vent’anni e mezzo milione di followers sui loro canali socials.

“Non è geniale?” chiese Moira, un sorriso storto mentre guidava lungo una strada deserta. “Un Calippo tra i morti! Nessuno ci ha mai pensato” disse Lara, seduta accanto, facendo scorrere le dita tra i lunghi capelli castani. “Certo, se qualcuno ci scopre potremmo finire nei guai… Ma chi se ne frega? Diventerà virale.”

Il cimitero di Vigolzone fu il primo della lista. Secondo la leggenda, era infestato dai fantasmi di una pestilenza del diciassettesimo secolo. Il borgo era stato colpito duramente dalla peste nera, e molti degli abitanti erano stati sepolti in fosse comuni senza il conforto di una degna sepoltura. Tra loro c’era il conte Baldassarre Maldi, un uomo crudele che, si diceva, avesse approfittato della peste per arricchirsi sfruttando la sofferenza degli altri. La sua tomba si trovava al centro del cimitero, una cripta imponente, coperta di muschio e quasi dimenticata dal tempo.

Mentre le ragazze camminavano tra le tombe, il crepuscolo stava calando, gettando ombre lunghe e sinistre. Moira si fermò davanti alla cripta del conte, ridendo: “Chissà cosa ne penserebbe questo tizio di due ragazze che assaggiano un Calippo sopra la sua tomba.” Lara sogghignò, ma c’era qualcosa di strano nel suo sguardo, un misto di invidia e risentimento.

Pierugo Disperati era il fortunato abbonato al canale Onlyfans delle due ragazze, selezionato per questo primo Calippo tour tra le tombe del piacentino. Era un vecchio di quaranta quattro anni, con la faccia da ebete, disoccupato ed amante dei giochi di ruolo.

“Sono pronto, sono già molto pronto” disse con voce tremante.

Le due giovani ignorarono il fedele seguace, che a colpi di abbonamenti dai prezzi esponenziali, aveva dovuto vendere un rene per assicurarsi la partecipazione a questa escursione memorabile.

“Non è sempre stato così, vero? Tu, che ti prendi sempre tutto il merito,” disse Lara, il tono acido nascosto dietro una maschera di umorismo. Moira la ignorò, troppo concentrata sul filmare l’introduzione al loro nuovo video.

Ma mentre si avvicinavano alla cripta, un oggetto attirò l’attenzione di Lara. Era un antico amuleto d’argento, incastrato tra le pietre rovinate della tomba del conte. Era strano, sembrava luccicare alla luce fioca del crepuscolo. Senza pensarci troppo, Lara lo afferrò, tenendolo stretto nella mano. “Guarda cosa ho trovato!” disse a Moira, che però non diede molta importanza.

Poco dopo, qualcosa di inquietante iniziò a prendere forma. Un silenzio improvviso avvolse il cimitero, come se un soffio di morte si fosse risvegliato. I grilli smisero di cantare. Le tombe sembravano agitarsi sotto i loro piedi, e un mormorio basso, quasi un sussurro, riempì l’aria. Lara si voltò di scatto. “Hai sentito anche tu?” chiese, il tono nervoso. Moira ridacchiò, scrollando le spalle. “Saranno solo i morti che si lamentano per il nostro Calippo tour!” Pierugo, intanto, iniziò a farsela nei pantaloni.

Tuttavia, quel che accadde subito dopo spezzò ogni traccia di ironia. Dalle tombe cominciarono a emergere figure scheletriche e decrepite, ciascuna con un’aria singolare. Uno di loro, un vecchio becchino, si lamentava ad alta voce delle condizioni in cui erano lasciate le tombe, mentre un altro, vestito con stracci che un tempo erano abiti nobili, scrutava le ragazze con disgusto. “Un Calippo? Davvero? Ai miei tempi ci si dissetava con vino d’annata, non con queste… assurdità moderne.”

Lara era paralizzata dalla paura, mentre Moira, ancora incredula, cercava di mantenere il controllo. “Ok, ok… questo è fuori di testa. Ma… è solo un’allucinazione, giusto?” Lara scosse la testa. L’amuleto che aveva raccolto si stava scaldando tra le sue dita, come se fosse vivo.

E proprio quando pensavano di fuggire, furono interrotte da una figura strana. Un uomo anziano, curvo, che uscì dall’ombra di una tomba. Aveva un sorriso beffardo e un accento pesante. “Non è saggio scherzare con i morti, sapete? E voi due… avete qualcosa che non vi appartiene.” Indicava l’amuleto stretto nella mano di Lara.

Le ragazze rimasero immobili, mentre l’uomo le fissava con occhi vuoti.

Pierugo era svenuto per la paura con i pantaloni abbassati ed il Calippo sciolto nelle mutande sporche.

Ma poi il vecchio, senza una parola di più, si voltò e scomparve tra le lapidi.

Moira e Lara, paralizzate dall’incontro con il misterioso uomo nel cimitero di Vigolzone, decisero di abbandonare il luogo al più presto. Ma mentre si allontanavano, qualcosa di strano cominciò a farsi strada nelle loro menti. Le lapidi intorno a loro sembravano muoversi, quasi respirare. Lara si fermò di colpo, fissando una tomba che era stata in un punto ma adesso pareva essersi spostata più vicino. “Moira, lo hai visto anche tu?”, chiese con voce tremante. Moira, cercando di mantenere la calma, scosse la testa. “No, sono solo allucinazioni. Non farci caso, stiamo perdendo il controllo.”

Ma non era così semplice. I volti sulle lapidi cominciavano a distorcersi, assumendo espressioni di dolore e sofferenza. Le mani dei defunti sembravano allungarsi verso di loro, e sussurri indistinti si alzavano nel vento. Moira provò a scuotersi di dosso la sensazione di terrore, ma la presenza dell’amuleto, ora pesante nella tasca di Lara, sembrava rendere ogni passo più difficile.

Camminarono senza parlare, finché non si trovarono davanti a una vecchia chiesa abbandonata, nascosta tra le colline. Era decrepita, le finestre erano infrante e il tetto stava crollando, ma qualcosa in quel luogo le attirava. “Entriamo”, sussurrò Moira, quasi come se fosse guidata da una forza invisibile. Lara esitò, ma alla fine la seguì.

All’interno della chiesa, il buio era totale. Solo la luce della luna che filtrava attraverso le crepe illuminava vagamente l’altare e le panche ricoperte di polvere. “Questo posto mi fa paura”, disse Lara, cercando di nascondere il panico. E proprio in quel momento, le voci cominciarono a farsi più forti. Dal nulla, apparve una giuria di anime. Erano figure sbiadite, con abiti logori di epoche passate, ma i loro occhi brillavano di una luce sinistra.

“Avete profanato il nostro riposo”, disse una figura in toni solenni. Era un vecchio giudice medievale, il cui volto portava le cicatrici di una vita dura. Al suo fianco c’era un becchino, una donna con un abito vittoriano macchiato di sangue e altri individui dalle epoche più disparate. Lara e Moira erano terrorizzate. “Non era nostra intenzione…”, cercò di dire Lara, ma la giuria non era incline al perdono.

“Ora pagherete per la vostra arroganza”, continuò il giudice. “Avete disturbato le nostre tombe, deriso la morte e giocato con ciò che non potete capire.” Moira cercò di reagire, ma una forza invisibile la costrinse in ginocchio. Lara stringeva ancora l’amuleto, convinta che potesse proteggerle in qualche modo.

Mentre la giuria le circondava, la chiesa sembrò cambiare. Le pareti si allungarono, le ombre diventarono più scure, e le voci intorno a loro si trasformarono in lamenti. Lara iniziò a ricordare il giorno in cui aveva perso la sua bisnonna, seppellita in uno di quei cimiteri che ora deridevano. Il dolore del ricordo la travolse. Da bambina, aveva sempre avuto paura della morte, e ora quella paura tornava prepotente.

Moira, invece, aveva un segreto diverso. La sua non era una semplice sfida al macabro per divertimento: il cimitero era per lei un luogo di potere, un posto dove sentirsi invincibile. Da piccola, aveva scoperto che sua madre era stata seppellita in circostanze misteriose, e visitare i cimiteri le dava una sensazione di rivalsa contro quel destino ingiusto. Ma ora, quel potere sembrava dissolversi.

Le visioni si fecero sempre più intense. Lapidi che si spezzavano, mani scheletriche che emergevano dal suolo e volti distorti che apparivano a ogni angolo. La giuria di anime parlava con un linguaggio antico, e i loro occhi inquisitori penetravano le ragazze, giudicandole senza pietà.

Pensarono di fuggire, di poter correre lontano, ma non c’era via di scampo. Ogni porta si era chiusa, ogni via di uscita era scomparse nel nulla. E proprio quando pensarono di essere intrappolate per sempre, un’apparente salvezza arrivò.

Un vecchio prete, forse l’ultimo custode della chiesa, comparve davanti a loro. “Lasciatele andare”, disse con voce gentile. “Non hanno capito quello che stavano facendo.” La giuria si fermò per un istante, valutando le parole del prete. Moira e Lara sentirono un po’ di sollievo, illudendosi di potersi salvare.

Ma il prete si voltò verso di loro con un sorriso sinistro. “O forse sì.” Con quelle parole, la chiesa cominciò ad accartocciarsi su se stessa. Le pareti si deformarono, crollando al suolo, e in pochi attimi le ragazze si trovarono di nuovo all’esterno, ma non più in vita. Ora erano parte del cimitero che avevano profanato, legate per sempre a quelle colline maledette. Erano condannate a ripetere in eterno il Calippo Tour. Come ombre dannate, costrette ad assaporare i ghiaccioli putrefatti, dei morti nelle tombe intorno a loro.

 Gli eventi narrati sono di pura fantasia, ogni riferimento a persone, cose, luoghi  o fatti reali o realmente accaduti è del tutto casuale

Scritto da Anonimo Piacentino

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