Era una di quelle notti in cui il bar sembrava un rifugio per anime perdute. Il fumo delle sigarette si mescolava con l’odore stantio della birra versata, e il jukebox suonava una vecchia canzone blues che nessuno ascoltava davvero. Il barista, un uomo con più cicatrici che sorrisi, asciugava bicchieri con un panno sporco, osservando i clienti con occhi stanchi.
Tra i soliti avventori, quella notte c’era una figura nuova. Un uomo alto, con un cappotto nero e un cappello che gli copriva metà del viso. Si sedette al bancone e ordinò una pinta di vino Malvasia frizzante dei Colli Piacentini, senza ghiaccio. Il barista lo servì senza fare domande, ma non poté fare a meno di notare le mani dell’uomo: erano coperte di lividi e tatuaggi, come se avesse combattuto una guerra personale.
“Brutta giornata?” chiese il barista, cercando di rompere il silenzio.
L’uomo alzò lo sguardo, rivelando occhi che sembravano vuoti, come pozzi senza fondo. “Le giornate sono tutte uguali,” rispose con una voce che sembrava provenire da un altro mondo.
Il barista annuì, riconoscendo quel tipo di disperazione. Aveva visto molti uomini come lui, uomini che cercavano di annegare i loro demoni in un bicchiere. Ma c’era qualcosa di diverso in quell’uomo, qualcosa che lo metteva a disagio.
La notte avanzava e il bar si svuotava. Alla fine, rimasero solo il barista e l’uomo con il cappotto nero. Il barista si avvicinò per chiudere, ma l’uomo lo fermò con uno sguardo.
“Non chiudere ancora,” disse. “Ho una storia da raccontarti.”
Il barista sospirò, ma si sedette. “Va bene, racconta.”
Era una notte senza luna, e il vento ululava tra gli alberi come un lupo affamato. Camminavo lungo una strada deserta, cercando di sfuggire ai miei pensieri. La mia vita era un disastro: avevo perso il lavoro, la casa, e la donna che amavo. Ero solo, disperato, e pronto a fare qualsiasi cosa per cambiare la mia sorte.
Fu allora che lo vidi. Un uomo alto, avvolto in un mantello nero, stava in piedi al centro della strada. I suoi occhi brillavano come carboni ardenti, e un sorriso sinistro gli deformava il volto. Mi avvicinai, attratto da una forza che non riuscivo a comprendere.
“Sembri un uomo in cerca di risposte,” disse con una voce che sembrava provenire dalle profondità della terra.
Annuii, incapace di parlare. Sentivo che quell’uomo sapeva tutto di me, dei miei fallimenti e delle mie paure.
“Posso aiutarti,” continuò. “Posso darti tutto ciò che desideri. Ma c’è un prezzo da pagare.”
“Qualsiasi cosa,” risposi senza esitazione. Ero disposto a vendere l’anima pur di uscire da quell’inferno.
L’uomo sorrise ancora più ampiamente. “Molto bene. Allora, firma qui.” Estrasse un pezzo di pergamena e una penna d’oca. Senza pensarci due volte, firmai il mio nome con il sangue che sgorgava da una piccola ferita sul dito.
“Il patto è fatto,” disse l’uomo, e in un istante scomparve, lasciandomi solo nella notte.
Da quel momento, la mia vita cambiò. Trovai un lavoro ben pagato, una casa lussuosa, e una nuova compagna che mi amava. Tutto sembrava perfetto, ma c’era qualcosa che non andava. Ogni notte, avevo incubi terribili. Vedevo ombre che mi inseguivano, sentivo voci che sussurravano il mio nome, e mi svegliavo sudato e terrorizzato.
Una notte, l’incubo divenne realtà. Mi svegliai e trovai l’uomo con il mantello nero ai piedi del mio letto. “È ora di pagare il prezzo,” disse con un ghigno malvagio.
Cercai di scappare, ma le ombre mi avvolsero, immobilizzandomi. Sentii un dolore lancinante al petto, come se un artiglio mi stesse strappando il cuore. Urlai, ma nessuno poteva sentirmi. E mentre l’oscurità mi inghiottiva, capii che avevo commesso un errore fatale.
Ora, sono condannato a vagare per l’eternità, un’anima perduta in cerca di redenzione. E ogni notte, rivivo quel momento, sentendo il dolore e la disperazione che mi hanno portato a fare quel patto maledetto.
Mentre l’uomo parlava, il barista sentì un freddo crescente, come se la temperatura fosse scesa improvvisamente.
Quando l’uomo finì, il barista si rese conto che non aveva mai sentito una storia così terribile. “E ora?” chiese, con la voce tremante.
L’uomo si alzò, lasciando una banconota sul bancone. “Ora, aspetti,” disse, e uscì nel buio della notte.
Il barista rimase lì, paralizzato dalla paura. Sentiva che qualcosa di terribile stava per accadere, ma non sapeva cosa. E mentre il silenzio della notte lo avvolgeva, capì che non avrebbe mai dimenticato quella storia, né l’uomo che l’aveva raccontata.
Poi chiuse il locale, ancora scosso dalla storia che aveva appena ascoltato. Le parole dell’uomo con il cappotto nero gli rimbombavano nella testa mentre camminava verso casa. La strada era deserta, e l’aria era fredda e umida. Ogni passo sembrava risuonare nel silenzio della notte.
Mentre girava l’angolo, vide qualcosa che lo fece fermare di colpo. Sul marciapiede, c’era una donna nuda, svenuta. Il suo corpo pallido e ben fatto brillava sotto la luce fioca del lampione, e il barista sentì un brivido corrergli lungo la schiena.
Si avvicinò lentamente, il cuore che batteva all’impazzata. “Signora, sta bene?” chiese con voce tremante, ma non ottenne risposta. Si chinò per controllare se respirava, e notò delle strane cicatrici sul suo corpo, come se fosse stata graffiata da qualcosa di feroce.
Improvvisamente, la donna aprì gli occhi. Erano occhi vuoti, senza vita, e il barista si sentì investito da un’ondata di terrore. La donna si sollevò lentamente, come se fosse mossa da fili invisibili. “Aiutami,” sussurrò con voce baritonale.
Il barista indietreggiò, con il panico che lo attanagliava. “Chi sei? Cosa ti è successo?” chiese, ma la donna non rispose. Invece, iniziò a camminare verso di lui, le braccia tese come se volesse afferrarlo.
Il barista si girò e iniziò a correre, il respiro affannoso e il cuore che gli martellava nel petto. Sentiva i passi della donna dietro di lui, sempre più vicini. Girò un altro angolo e si trovò di fronte a un vicolo cieco. Era intrappolato.
Si voltò, pronto a difendersi, ma la donna era scomparsa. Il silenzio della notte era tornato, ma il barista sapeva che qualcosa di terribile era appena iniziato. Sentiva che le ombre lo osservavano, pronte a colpire. E mentre si affrettava verso casa, capì che la storia dell’uomo con il cappotto nero non era solo una semplice leggenda, ma una terribile realtà che stava per inghiottirlo.
Continuò a camminare a passo svelto sino a raggiungere casa. Una volta entrato chiuse la porta dietro di sé e si appoggiò contro di essa, cercando di calmarsi. Ma la paura non lo abbandonava. Le immagini della donna nuda e degli occhi vuoti lo assillavano.
Decise di non accendere le luci, sperando che l’oscurità potesse nasconderlo da qualsiasi cosa lo stesse seguendo. Si diresse verso la cucina, cercando una bottiglia di vino Gutturnio per calmare i nervi. Mentre riempiva un bicchiere, sentì un rumore provenire dal soggiorno. Un fruscio, come di passi leggeri sul pavimento.
Il barista si fermò, il bicchiere a mezz’aria. “C’è qualcuno?” chiese, con la voce tremante. Non ottenne risposta, ma il rumore continuava, avvicinandosi sempre di più. Prese un coltello dal cassetto e si avvicinò lentamente al soggiorno.
Quando entrò, vide una figura nell’ombra. Era la donna, ancora nuda, con gli occhi vuoti che lo fissavano. “Aiutami,” sussurrò di nuovo, ma questa volta la sua voce era più forte, più disperata.
Il barista indietreggiò, il coltello tremante nella sua mano. “Cosa vuoi da me?” gridò, ma la donna non rispose. Lui era terrorizzato. Lei avanzò allungando le mani rugose verso il suo collo.
Il barista cercò allora di scappare, ma inciampò e cadde a terra. La donna si avvicinò sempre di più, e lui sentì un freddo glaciale avvolgerlo. “Per favore, lasciami in pace,” implorò, ma la donna era sempre più vicina.
Improvvisamente, la porta della cucina si spalancò e una figura entrò nella stanza. Era l’uomo con il cappotto nero. “Basta,” disse con voce autoritaria. La donna si fermò, come se fosse stata colpita da una paresi, e poi scomparve nell’ombra.
Il barista rimase a terra, tremante e confuso. “Chi sei tu? Cosa sta succedendo?” chiese all’uomo.
L’uomo si avvicinò e lo aiutò a rialzarsi. “Sono colui che ha fatto il patto,” disse. “E ora, devi aiutarmi a rompere la maledizione.”
Il barista lo guardò, incredulo. “Come posso aiutarti?”
L’uomo sorrise tristemente. “Devi trovare il libro. Il libro che contiene il segreto per rompere il patto. È nascosto in un luogo oscuro, dove le ombre regnano sovrane.”
Il barista annuì, sentendo che non aveva altra scelta. “Dove devo cercare?”
L’uomo indicò una porta nascosta dietro una tenda. “Lì dentro. Ma fai attenzione. Le ombre non ti lasceranno andare facilmente.”
Il barista prese un respiro profondo e si avvicinò alla porta. La aprì lentamente, rivelando una scala che scendeva nell’oscurità.
Iniziò a scendere lentamente le scale, ogni passo un’eco nell’oscurità. La cantina era fredda e umida, e l’aria era densa di un odore di muffa e decomposizione. Le pareti erano coperte di muschio, e il pavimento era scivoloso sotto i suoi piedi. Sentiva il cuore battere come un tamburo, e ogni fibra del suo essere gli diceva di tornare indietro, ma sapeva che non poteva.
Arrivato in fondo alle scale, si trovò davanti a una porta di legno marcio. La aprì con cautela, e un’ondata di aria gelida e puzzolente lo investì. La stanza era immersa nell’oscurità, ma poteva vedere delle ombre muoversi ai margini della sua visione. Sentiva sussurri indistinti, come voci di anime tormentate.
Avanzò lentamente, cercando di non fare rumore. Al centro della stanza, vide un altare di pietra, e sopra di esso, un libro antico e polveroso. Sapeva che quello era il libro che doveva trovare. Si avvicinò, ma appena allungò la mano per prenderlo, le ombre si mossero.
Le ombre lo avvolsero, fredde come il ghiaccio, e sentì un dolore lancinante mentre artigli invisibili gli laceravano la pelle. Urlò, ma il suono fu soffocato dall’oscurità. Le ombre lo trascinarono a terra, e sentì il sangue scorrere dalle ferite aperte. Ogni respiro era una lotta, e il dolore era insopportabile.
Le ombre si fecero più dense, e il barista sentì come se stessero strappando la sua anima dal corpo. Le voci sussurravano parole incomprensibili, e sentiva la sua mente vacillare. Cercò di resistere, ma era inutile. Le ombre erano troppo forti.
Con un ultimo sforzo, cercò di afferrare il libro, ma le sue mani passarono attraverso di esso come se fosse fatto di fumo. Le ombre lo avvolsero completamente, e sentì il freddo penetrare fino alle ossa. Il dolore era insopportabile, e la sua visione si offuscò.
L’ultima cosa che vide fu il volto dell’uomo con il cappotto nero, che lo osservava con un sorriso sinistro. “Il patto è completo,” disse l’uomo, e poi tutto divenne buio.
Il barista fu divorato dalle ombre, il suo corpo e la sua anima persi per sempre nell’oscurità. La cantina rimase silenziosa, e il libro antico tornò al suo posto sull’altare, in attesa della prossima vittima.
I fatti narrati sono di pura fantasia, ogni riferimento a persone o fatti reali o realmente accaduti è del tutto casuale
Scritto da Anonimo Piacentino
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