Nel 1984, Wes Craven rivoluzionò il cinema horror con Nightmare – Dal profondo della notte, un film che andava oltre le convenzioni del genere slasher per esplorare l’incubo nel senso più letterale del termine. In un periodo dominato da film in cui i serial killer erano entità tangibili come Jason Voorhees di Venerdì 13 o Michael Myers di Halloween, Craven introdusse un antagonista sovrannaturale che colpiva le sue vittime in un luogo inaspettato: i loro sogni. Freddy Krueger, con il suo volto sfigurato e il guanto con le lame affilate, non era solo un assassino. Era una presenza che strisciava nelle paure più intime dei personaggi e del pubblico, spingendo il confine tra realtà e fantasia in un modo che nessun altro horror aveva osato fare fino a quel momento.
Il concetto di base del film è semplice, ma geniale: un gruppo di adolescenti inizia a essere perseguitato da incubi sempre più spaventosi, in cui appare un uomo con un guanto dotato di lame. La scoperta peggiore è che, se si muore nel sogno, si muore anche nella vita reale. Nancy Thompson, interpretata da Heather Langenkamp, è la protagonista che cerca disperatamente di scoprire come fermare Freddy prima che sia troppo tardi. La sceneggiatura di Craven attinge a un mito urbano che diventa quasi una leggenda metropolitana, dove l’incubo non è solo una manifestazione psichica, ma una realtà che miete vittime. Questo rende il film profondamente disturbante, poiché mina una delle certezze più universali: il sonno come rifugio sicuro.
Freddy Krueger, interpretato da Robert Englund, è il fulcro del film. Englund riesce a creare un villain che mescola sadismo e umorismo nero, una figura che si diverte nel tormentare le sue vittime, ma senza mai perdere quella connotazione di pura malvagità. Krueger è diverso dagli altri iconici antagonisti dell’horror: mentre Jason o Michael agiscono senza parola e con movimenti lenti e meccanici, Freddy è scaltro, verbale e gioca con le sue prede. La sua caratterizzazione è stata accolta con favore sia dalla critica che dal pubblico, che lo ha immediatamente consacrato come una delle figure più memorabili del cinema horror. Freddy Krueger è diventato un’icona della cultura pop, destinato a lasciare il segno per decenni.
La reazione del pubblico all’uscita del film fu un mix di stupore e terrore. In un’epoca in cui il cinema slasher si stava affermando come sottogenere principale dell’horror, Nightmare si distinse per la sua originalità. Le recensioni furono generalmente positive, lodando Craven per aver creato una narrazione che intrecciava in modo così innovativo la realtà e il mondo onirico. Il pubblico apprezzò la novità e l’effetto inquietante che il film riusciva a trasmettere: un terrore che non si limitava alla proiezione cinematografica, ma che penetrava nella psiche dello spettatore, seguendolo anche fuori dalla sala. La critica apprezzò la maestria di Craven nel giocare con i confini tra i sogni e la veglia, rendendo ogni scena incerta e generando una tensione che perdurava per tutto il film.
Oltre alla regia innovativa, il film si distingue per la sua fotografia e gli effetti speciali. Nonostante il budget limitato, Craven e il direttore della fotografia Jacques Haitkin crearono un’estetica visiva inquietante, dove la realtà e il sogno si fondevano in modo surreale. Le scene in cui Freddy emerge dalle ombre o si muove tra le pareti deformanti delle stanze sono immagini che restano impresse per la loro originalità. La fotografia utilizza toni cupi e giochi di luce per creare una costante atmosfera di inquietudine, in cui lo spettatore non sa mai se si trova nel mondo reale o in quello onirico. Il design degli effetti speciali, pur rudimentale rispetto agli standard odierni, fu altrettanto innovativo per l’epoca. La celebre scena in cui il personaggio interpretato da Johnny Depp viene risucchiato nel letto, seguito da un geyser di sangue, è un momento iconico nella storia del cinema horror e uno degli esempi migliori di come il film riesca a trasformare l’impossibile in qualcosa di visceralmente tangibile.
La colonna sonora di Charles Bernstein merita una menzione speciale. Bernstein riuscì a comporre un tema principale che, con le sue note semplici e ripetitive, instilla un senso di imminente pericolo fin dai primi secondi del film. La musica è essenziale per l’atmosfera del film: contribuisce a creare tensione e a immergere lo spettatore nella paura crescente. Il tema di Freddy è diventato tanto iconico quanto il personaggio stesso, riuscendo a evocare immediatamente il terrore con poche note.
Un altro aspetto interessante è il modo in cui Nightmare esplora la responsabilità generazionale. Il film introduce il tema della colpa dei genitori che ricade sui figli. Freddy Krueger, un ex assassino di bambini, fu ucciso dai genitori degli adolescenti protagonisti dopo essere stato rilasciato per un cavillo legale. Ora, Freddy torna dal mondo dei morti per vendicarsi, e lo fa uccidendo i figli di coloro che lo bruciarono vivo. Questa dinamica sottolinea come le azioni passate possano avere conseguenze tragiche, un tema che Craven esplora sottilmente ma con grande efficacia. I genitori, figure tradizionalmente protettive, sono qui rappresentati come complici di un terribile segreto, lasciando i loro figli soli ad affrontare l’ira di Krueger.
Nonostante la sua genialità, Nightmare non è esente da difetti. Alcune scene, specialmente nella parte finale, appaiono un po’ goffe e mal orchestrate, con una battaglia tra Nancy e Freddy che sembra poco raffinata nella coreografia. Il finale stesso, volutamente ambiguo, potrebbe lasciare alcuni spettatori insoddisfatti, poiché non fornisce una chiusura definitiva alla vicenda, ma mantiene aperta la possibilità di ulteriori sviluppi. Tuttavia, questa scelta ha contribuito a rendere Freddy una figura eternamente presente, mai veramente sconfitta, elemento che ha favorito il successo dei numerosi sequel.
In definitiva, Nightmare – Dal profondo della notte non è solo un film horror, ma un’esperienza cinematografica che gioca con la mente dello spettatore. È un film che ha ridefinito il genere horror, introducendo un antagonista carismatico e sovrannaturale, combinando realtà e sogno in un modo che non era mai stato fatto prima. Wes Craven dimostra con questo film una profonda comprensione delle paure umane più radicate, e le usa per creare un’opera che è destinata a rimanere tra i capisaldi del cinema horror. Il successo del film, sia tra il pubblico che tra la critica, conferma il suo status di classico, capace ancora oggi di incutere timore e affascinare nuove generazioni di spettatori.