La partita di calcetto

La partita di calcetto

Photo by Retha Ferguson on Pexels.com

 

Come ogni anno, all’inizio di novembre, si svolgevano le selezioni per la squadra di calcetto che avrebbe partecipato al torneo provinciale interscolastico, al quale erano iscritte tutte le scuole superiori del piacentino.

Come allenatore e selezionatore della rappresentativa del Liceo Volta, la preside Maria Elena Strappasogni aveva incautamente incaricato il professor Pietro Striscetti, famoso soprattutto per due motivi.

Primo: non capiva assolutamente nulla di calcio.

Secondo: era un pericoloso maniaco erotomane capace di approcci spudorati con qualsiasi essere di forma femminile, come studentesse, docenti, bidelle e in periodi di magra persino scaldabagni e stufe elettriche.

Appena si diffuse la notizia, gli studenti smaniosi di farsi convocare tra i dieci privilegiati che avrebbero rappresentato il Liceo al prestigioso torneo, iniziarono ad ingraziarsi lo Striscetti in ogni modo possibile, ricorrendo anche ai mezzi più subdoli e sleali: adulazione, servilismo, corruzione, ricatti e minacce.

Giovanni Ligas, che desiderava a tutti i costi trovarsi una ragazza e ambiva ad un posto in squadra per mettersi in mostra, si procurò l’imbarazzante book fotografico di una sua lontana cugina croata con velleità da modella, e mostrando allo Striscetti delle oscene fotografie della ragazza in abiti succinti e pose ammiccanti, dopo avergli fatto credere che la giovane sarebbe venuta alle partite, riuscì in questo modo a farsi convocare, anche se come calciatore era mostruosamente scarso.

Fausto Truzzone, il capo degli studenti comunisti, fermamente intenzionato a sfruttare il torneo a fini elettorali e propagandistici, pur di partecipare arrivò a promettere allo Striscetti una notte bollente con la sorella maggiore, una studentessa universitaria di bella presenza e convinta sostenitrice dell’amore libero. Il Truzzone fu immediatamente convocato e promosso capitano della squadra.

Mario Bonaldi ottenne un posto approfittando di un tragico equivoco. Qualche settimana prima, durante la ricreazione, era stato avvicinato dallo Striscetti. Il professore, prendendolo alle spalle, aveva scambiato la sua lunga coda da cavallo per quella di una studentessa del 5° anno che aveva sedotto durante un ora di supplenza. Quando si accorse che per sbaglio aveva messo le mani sul culo di un villoso e barbuto studente di terza fu avvolto dall’orrore. Bonaldi, astuto come una faina, vendette il proprio silenzio sull’imbarazzante incidente in cambio di un posto da difensore titolare.

Andreas Germano detto anche il Capitano e Ciccio Giuliacci ricorsero ad un ingegnoso stratagemma. Si procurarono sul mercato nero dei falsi fogli di carta intestata della segreteria politica dell’Onorevole socialista Oronzo Bustarelle, e inviarono al professor Striscetti una fraudolenta lettera di clamorose raccomandazioni: furono entrambi immediatamente selezionati.

Efrem Geremia detto il bomba per via del suo grosso culone, era il figlio di un ricco gioielliere ebreo, e si comprò un posto da titolare con una collana di pacchiana bigiotteria. L’aveva promessa allo Striscetti spacciandola per una parure tempestata di veri diamanti.

Gabriele Micheli e Jonny Tristezza minacciarono il professore di denuncia per violenza sessuale e pedofilia, dopo che quello ci aveva provato con le rispettive sorelle minorenni. Il povero Striscetti era stato tratto in inganno dalle giovani, che su istigazione dei due malvagi fratelli si erano travestite da slandrone e truccate così pesantemente da dimostrare più di quarant’anni.

Per puri meriti sportivi furono convocati solamente due studenti: Zeno Cremona e Marino Fabrizi.

Zeno Cremona era una mezzala di gran classe, con visione di gioco, fantasia e piedi buoni.

Marino Fabrizi era ufficialmente soprannominato Marinho, per le sue indiscusse doti tecniche da giocoliere brasiliano, ma dietro le spalle lo chiamavano tutti Peto, a causa di una terrificante flatulenza cronica che lo tormentava dall’età di sette anni.

Il torneo era organizzato secondo un micidiale tabellone ad eliminazione diretta tipo Wimbledon, ed al primo turno la squadra del Liceo Volta ebbe subito un colpo di sfiga stratosferica. Nel tragico sorteggione avevano pescato gli Angeli Neri del Liceo Classico Melchiorre Gioia di Piacenza.

Erano i campioni in carica da sette anni, e la loro squadra era composta solamente da pluriripetenti del 5° anno, la gran parte selezionati da una sezione sperimentale formata dai detenuti del carcere di Piacenza di via delle Novate, 65.

Inoltre, essendo quelli del Gioia i campioni uscenti, avevano diritto a giocare in casa tutte le partite, e di conseguenza il campo di gioco era ubicato all’interno del carcere, secondo un avveniristico programma di reinserimento sociale previsto per i detenuti.

Arrivato il temuto giorno del match, il prof Striscetti mise in campo la seguente tragica formazione: in porta Efrem Geremia detto il bomba, in difesa Mario Bonaldi, Giovanni Ligas e Andreas Germano, in attacco con la fascia di capitano Fausto Truzzone. Astutamente, i pochi che sapevano giocare decentemente a calcetto furono mandati tutti in panchina: Gabriele Micheli, Jonny Tristezza, Ciccio Giuliacci, Zeno Cremona e Marino Fabrizi.

La formazione schierata dal Liceo Gioia era invece terrificante: Ruggito Spartacus in porta, Leone Falciagambe e Ringhio Sbranapolpacci in difesa, Calogero Martellacaviglie e Totò Spaccarotule in attacco. Questi ultimi due erano già stati condannati a 7 ergastoli e 180 anni di carcere per associazione mafiosa e omicidio plurimo premeditato efferatissimo, aggravato da futili motivi e strage.

Gli spalti improvvisati per l’occasione intorno al campetto in cemento nel cortile del carcere erano gremiti in ogni ordine di posto da decine di orrendi galeotti assetati di sangue, desiderosi di assistere ad un incontro quanto più cruento possibile.

Arbitrava la partita una delle guardie della prigione, che si era immediatamente lasciata corrompere da un gruppo di detenuti ergastolani desiderosi di assistere ad una vera e propria corrida, senza tori, ma con gli studenti del Volta come vittime designate.

Quattro secondi dopo il calcio d’inizio, fu immediatamente chiaro a tutti che tipo di partita si sarebbe giocata: incurante della palla, Totò Spaccarotule era subito entrato in scivolata da dietro e a piedi uniti sulle caviglie di Andreas Germano provocandone la rottura di entrambi i tendini di Achille. Il Capitano fu portato via in ambulanza tra gli insulti del pubblico. A sostituirlo entrò Jonny Tristezza.

Dopo dieci minuti il Liceo Gioia stava già vincendo per 4 reti a zero. Mario Bonaldi zoppicava per un paio di pestoni presi sulle rotule ad opera di Leone Falciagambe, Giovanni Ligas era una maschera di sangue con un occhio chiuso ed il labbro inferiore rotto dopo aver preso una micidiale gomitata sulla faccia da Calogero Martellacaviglie.  Efrem il Bomba piangeva nascosto dietro ad un palo della porta per le contusioni riportate alla testa in uno scontro frontale con Ringhio Sbranapolpacci. L’unico ancora incolume era Fausto Truzzone.

Il giovane comunista partiva avvantaggiato, avendo seguito per tutta l’estate i corsi di guerriglia urbana organizzati dal centro sociale Leoncavallo di Milano. In mezzo ai criminali del Gioia si muoveva con destrezza e capacità militari. Decise di prendere in mano le redini della squadra, prima che fosse troppo tardi.

“Allora ragazzi, per alleggerire la pressione dobbiamo assumere una formazione a testuggine, useremo Efrem come scudo umano!” urlò il Truzzone ai suo compagni disorientati.

“Ma se usiamo Efrem come scudo, in porta chi rimane?” chiese Bonaldi con aria perplessa.

“Dobbiamo ristabilire la superiorità fisica sul campo, al diavolo la porta! Mettetevi a testuggine!” insistette il comunista.

I compagni di squadra assecondarono allora le disposizioni del Truzzone, si caricarono il Bomba come scudo umano e si disposero a testuggine, pronti a caricare verso gli avversari.

Il capitano dei Diavoli Neri del Gioia, Ruggito Spartacus, era un orribile e muscolosissimo butterato esperto di tattiche militari corpo a corpo. Appena la testuggine del Volta iniziava a prendere forma al centro del campo, adottò le immediate contromisure.

“Vogliono formare una testuggine, dobbiamo attaccarli subito sui fianchi!” ordinò.

“Manovra a tenaglia!” gli rispose di rimando Totò Spaccarotule che sapeva esattamente cosa fare.

In un attimo Spaccarotule si lanciò contro il fianco destro della testuggine, mentre Sbranapolpacci e Falciagambe assaltavano il fianco sinistro. Completava la manovra di accerchiamento Martellacaviglie con un attacco da dietro.

Ne seguì una mischia mostruosa al centro del campo dalla quale gli sventurati del Volta ne uscirono a pezzi.

Ligas e Bonaldi riportarono orribili contusioni, costole incrinate, un naso rotto (Bonaldi), e la perdita di due incisivi (Ligas). Jonny Tristezza riportò un trauma cranico e la frattura scomposta di tibia, perone, omero e clavicola. Efrem il Bomba fu trasportato in ospedale in elicottero dopo aver subito l’amputazione di un piede, la frattura di entrambi i femori, ed un barbaro impalamento sulla bandierina del calcio d’angolo.

Alla fine del primo tempo il Liceo Gioia vinceva sul Volta per 7 reti a uno e cinque infortunati a zero. Il gol della bandiera era stato segnato per errore da Sbranapolpacci al 17° minuto. Con una fucilata da lontano aveva centrato la traversa della squadra avversaria, ma la palla rimbalzando si era poi insaccata nella porta del Gioia.

Anche il prof. Striscetti era incazzatissimo: non per il risultato umiliante, non per gli infortunati che affollavano l’infermeria, e nemmeno per l’arbitraggio scandaloso. Della partita non gli fregava un cazzo, era infuriato per l’assoluta mancanza di una donna in tutto l’edificio e nel raggio di mezzo chilometro da dove si stava svolgendo la partita.

Con l’inizio del secondo tempo entrarono in campo le riserve: Ciccio Giuliacci e Gabriele Micheli in difesa, Zeno Cremona e Marino Fabrizi in attacco. Fausto Truzzone, unico superstite del primo tempo, si trasferì in porta, da dove riteneva di poter meglio dirigere il gioco della squadra.

Grazie alle buone doti tecniche dei quattro nuovi ingressi, al 3° minuto del secondo tempo Zeno Cremona riuscì a segnare un gol per il liceo Volta con un bel tiro a girare da fuori area. Un minuto dopo dovette uscire in barella con una caviglia slogata, un polso rotto e due grossi bernoccoli sulla testa, dopo aver subito una doppia entrata ai limiti del regolamento da parte di Sbranapolpacci e Martellacaviglie.

Dopo altri dieci minuti il punteggio era ulteriormente cambiato a favore del Gioia che era andato a gol altre quattro volte con tre reti di Spaccarotule e una di Falciagambe. Anche Ciccio Giuliacci aveva dovuto lasciare il campo per uno stiramento alla coscia destra, il menisco sinistro rotto e l’indice della mano destra fratturato.

Sul punteggio di 11 gol a 2 e 7 infortunati a zero, con ancora soltanto 7 minuti da giocare, la partita sembrava ormai finita. I giocatori del Gioia iniziarono a fare accademia rinunciando agli interventi più duri, e fu a quel punto che accadde l’incredibile.

Marino Fabrizi detto Marinho ma anche Peto, con una serie di dribbling ubriacanti e quattro peti asfissianti, riuscì a mettere fuori combattimento Falciagambe, Sbranapolpacci e persino il portiere avversario Ruggito Spartacus: erano tutti svenuti per le mortifere esalazioni ed ora giacevano inermi a bordo campo.

In temporanea superiorità numerica la squadra del liceo Volta riuscì a segnare 7 gol in 5 minuti con una doppietta di Peto, quattro gol di Micheli e un gol in rovesciata di Truzzone.

Il pubblico era in delirio, mancavano due minuti alla fine e sul punteggio di 11 a 9 Totò Spaccarotule, il mafioso ergastolano, si incazzò come una belva.

Con un bel gesto tecnico rifilò una fucilata di punta piena sugli stinchi di Gabriele Micheli mandandolo direttamente all’ospedale con le gambe rotte. Poi si accanì contro Fausto Truzzone usandolo come sacco da allenamento mentre Martellacaviglie lo teneva fermo in un angolo. Nessuno osò avvicinarsi a Fabrizi Peto Marinho che lasciato solo riuscì a segnare ancora un paio di gol portando il risultato sull’incredibile punteggio di 11 gol a 11 e 9 infortunati a 3.

Spaccarotule decise allora di farla finita segnando il gol della vittoria all’ultimo minuto, con un bel pallonetto da lontano proprio mentre Martellacaviglie prendeva Peto Marinho a calci nel culo per impedirgli di ammorbare l’aria con qualche altra disgustosa flatulenza.

Anche il pubblico si era infastidito per via degli odori putrescenti emessi dal Fabrizi e alcuni di loro decisero di fargliela pagare.

Appena l’arbitro fischiò la fine della partita quattro transessuali condannati per reati sessuali e zoofilia infilarono Peto dentro un sacco e lo trascinarono a forza sino alle docce, dove lo costrinsero a fare il gioco della saponetta per le successive quattro settimane.

Il resto della squadra del Liceo Volta rientrò in Val Tidone con le pive nel sacco e molte settimane di convalescenza.

 

I fatti narrati sono di pura fantasia, ogni riferimento a persone  o fatti reali o realmente accaduti è del tutto casuale

Scritto da Anonimo Piacentino

Vietata la riproduzione, Copyright ©2016 racconti-brevi.com

3 pensieri su “La partita di calcetto

  1. Allora per prima cosa questi hanno nomi micidiali che fanno morir dal ridere!!! Poi una domanda.. Ma questa era una partita di calcio? No ma è stato un massacro un suicidio ragazzi miei..poi però mi devi spiegare cosa sarebbe il gioco della saponetta..non lo conosco..

Lascia un commento